STUDIO: viale Carso 35 – 00195 Roma - PER APPUNTAMENTI: inviare SMS o Whatsapp al N° 327 8864139 - PER PARLARE CON IL DOTTORE: chiamare dalle 13,00 alle 13,30 il N° 327 8864139 mlombardozzi55@gmail.com

UOMO DOVE SEI? – METRO

“Non ci sono più uomini!”. E’ un’affermazione che sento da molte donne. Il maschio è ferito. Il padre assente. L’uomo è in via di estinzione. L’identità maschile non è più definita e definibile e nel mondo occidentale risuona un’eco diffusa:” uomo dove sei?”. Il mondo femminile sembra assistere a questo “genocidio archetipico” con disappunto, rabbia, delusione e aggressività, ma raramente con un senso di responsabilità su ciò che sta accadendo né con la coscienza collettiva di un evento epocale che coinvolge anche la donna e ne dovrebbe distribuire le cause in parti uguali. C’è chi, come Claudio Risè, ipotizza che questa trasformazione socio-culturale sia voluta e guidata dalle multinazionali dell’ingegneria genetica affinchè le donne, una volta “ucciso” il maschio, decidano di fecondarsi da sole: “dopo averla separata dal suo antico compagno, chiusa in un universo di solitudine, gratificata con uno stile di potere che non è il suo, costretta a monologare con la propria vagina, è venuto il momento di farla definitivamente impazzire, di farle credere di essere onnipotente.perché apra la borsa ai prodotti dell’ingegneria genetica e chiuda tutto il resto”. (Essere uomini, ed. red). Oppure Monick pensa che le esagerate richieste di una madre verso il figlio maschio creino la condizione per cui la donna non è in grado di vedere l’uomo: “le donne sono spesso tanto inconsapevoli della psicologia maschile da non pensare neppure che gli uomini possano essere vulnerabili”. In tal caso, se l’uomo non viene visto come una persona che ha bisogno, ogni volta che si mostrerà ferito verrà criticato. E il maschio cosa fa? Scappa. Ma la sua fuga anziché essere verso il mondo maschile dove potrebbe ritrovare la sua identità perduta, va nella direzione che gli viene indicata dal mondo femminile (o dalle multinazionali secondo Risè). Ed ecco che il maschio deve diventare effeminato, depilato, deodorato, palestrato ma remissivo, accomodante, di fronte ad una donna che è spesso maschilizzata, palestrata aggressiva, non accomodante. Perché l’uomo scappa in questo modo? Perché l’identità maschile, con l’era industriale, si è persa nelle nebbie di una società senza padri i quali, schiacciati dentro anonimi ingranaggi di strutture lavorative, hanno perso il ruolo di iniziatori verso i figli maschi. (Ad esempio tramandare un’arte o un mestiere). Nelle tribù Kykuyu i maschi adolescenti vengono iniziati alla vita adulta da tutti gli uomini del villaggio i quali si procurano un taglio sul braccio facendo cadere in una ciotola il sangue che verrà poi bevuto dai ragazzi. Il messaggio simbolico è: da questo momento ti nutre tuo padre! Venendo meno questo nutrimento, il giovane maschio lo cerca nel mondo femminile-materno, ma lì non potrà mai trovare ciò che cerca: la sua identità di uomo. La nostra società è piena di corpi palestrati (uomini e donne) e carente di corpi emozionalmente vivi, capaci di lasciarsi andare ai sentimenti e alle emozioni, di sentire la sessualità in tutto il corpo e di lasciarlo vibrare di passione e di amore. Dietro i muscoli di donne e uomini si nasconde spesso un gelo profondo, dove l’amore e il piacere sono congelati nei ghiacciai del narcisismo, vera piaga sociale di quest’ epoca ( altro che AIDS!) Il problema riguarda entrambi i sessi.. Se quindi l’affermazione “non ci sono più uomini” è legittima e deve stimolare l’universo maschile ad una presa di responsabilità verso la propria identità perduta, sembra però altrettanto legittimo e doveroso urlare, urlare forte: “donna dove sei?”.