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NEURONI SPECCHIO 08/05/06 – METRO

Siamo tutti uniti sotto lo stesso cielo. lo sapevamo già ma servono conferme e richiami. È quello che ci viene dalla scoperta dei “neuroni specchio”, fatta dal dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma. I ricercatori hanno scoperto nei macachi la presenza di neuroni (cellule nervose) che si attivano quando vedono un loro simile compiere un’azione e questo spiega la capacità di imitazione. Ma c’è di più, gli studiosi di Parma hanno scoperto che non solo si attivano tali cellule osservando un loro simile, ma si attivano nel loro cervello le stesse identiche cellule quando sono loro stessi a compiere la stessa azione. In pratica il loro cervello “risuona” insieme a quello dell’altro. Quindi la spiegazione è la seguente: il processo di conoscenza fa sì che si associ il fatto che quello che faccio io è simile a quello che fai tu e allora questo vuol dire che io sono simile a te e viceversa. Viene reso scientificamente il saluto che Kyplyng, nel “libro della giungla”, fa pronunciare a diversi animali: “siamo dello stesso sangue tu ed io, fratellino”. Poiché ci sono forti motivi per ritenere che anche nell’uomo esistano questi “neuroni specchio”, ciò vuol dire che da Ermete Trismegisto a Paracelso, passando per Giordano Bruno e i fenomenologi come Merleau-ponty si è parlato e si parla lo stesso linguaggio: tutto è UNO!! I fisici moderni sostengono la stessa tesi con un’espressione poetica: “se uno sciame di farfalle batte le ali a Los Angeles il tempo cambierà a New York”. Il noto egittologo S. de Lubicz scriveva: “come una galassia ha in gestazione una stella così un utero ha in gestazione una forma umana. La funzione e le fasi sono le stesse, chi vede l’uno vede anche l’altro”. Insomma da millenni menti illuminate, filosofi, neuroscienziati, fisici, medici, maestri, romanzieri e ricercatori continuano a dire che siamo tutti simili facenti parte di un unico tessuto universale dentro il quale respiriamo. Dovremmo ascoltarli. Il mondo sarebbe migliore poiché tutti comprenderemmo che ciò che facciamo a qualunque particella di questo immenso pulsare cioè la vita che ci circonda, la facciamo a noi stessi. Questa consapevolezza spingeva i nativi americani a pregare per il bisonte e a chiedergli scusa prima di una battuta di caccia, onorandolo e ringraziandolo perché li avrebbe sfamati. Concetto un po’ difficile per chi, oggi, concepisce solo la lotta per la supremazia e la cinica affermazione di se stesso all’interno della società dello spettacolo. Anni fa un capo tribù africano mi parlò del cuore e, mostrandomi il sole, mi disse che erano la stessa cosa. “Però il sole sta morendo”, continuò con aria triste, “perché voi occidentali state facendo morire il vostro cuore”. Dopo un attimo di silenzio terminò: “ma poiché il mondo è uno, se morite voi moriremo anche noi”. Ben venga dunque lo studio dei nostri scienziati di Parma, ennesimo grido per ricordarci che non possiamo isolarci e credere che se coltiviamo il nostro “orticello” nulla ci potrà toccare, perché così si crea solo un isolamento dalla vita che è, come i “neuroni specchio” ci insegnano, un continuo scambio con tutta la materia vivente. Invito tutti a riflettere su questo concetto lasciandovi con una bella teoria espressa da Bateson: “la stella e l’anemone di mare hanno qualcosa in comune, e noi con loro”. Marco Lombardozzi