GIOVANI TROPPO GARANTITI – METRO
“Nessuno osa dirti come sei veramente perché hanno paura di te e vogliono mantenerti piccolo”. Questa frase di W. Reich ben si adatta al clima di garantismo-infantilismo che si respira da un po’ di tempo nei confronti dei giovani. L’ultima notizia del Sunday Times, ripresa da La Repubblica, parla di un prontuario di bonus da regalare agli studenti inglesi che fanno l’esame di licenza liceale. Abbiamo addirittura un bonus del 2% se muore il gatto e un 3% se il giorno dell’esame si assiste a un investimento. La parola che viene evocata è “poverini”, come possono sostenere un esame se pochi giorni fa è morto il gatto? Con tutto l’amore che nutro per questi felini sono preoccupato. Questi messaggi nascondono significati più importanti di quanto si possa credere. È ormai noto che i giovani non vanno via di casa prima dei 30 anni ed è noto che i nostri ragazzi sono sempre più viziati: cellulari, macchine, cene fuori, vacanze esotiche e quant’altro la cosiddetta società del benessere gli ha regalato, convincendoli che non possono fare a meno di tutto ciò. Questo aspetto sociale e culturale ha reso i giovani deboli perché privi di quella determinazione che solo le difficoltà della vita fanno sgorgare dentro e creano i presupposti per l’affermazione di sé. Lo sviluppo della personalità passa per la conoscenza del bene e del male, del piacere e del dolore, della gioia e della tristezza. Prontuari come quello inglese creano i presupposti per privare l’adolescente dell’opportunità di sapere come è fatta la vita e di attivare dentro di sé l’autostima necessaria per camminare su tutte le strade, non solo su quelle comode e ovattate di una società protettiva e garantista fino al punto di annullare le forze dell’individuo. Invece l’aria che si respira è quella del “poverini non devono soffrire”, “poverini non possono sostenere un dolore o una forte emozione”. Continuiamo così, facciamogli del male. Continuiamo così, facciamoli diventare dei pavidi, insicuri e privi di fiducia in se stessi e nella capacità che hanno di fronteggiare gli eventi avversi della vita. Giorni fa un mio paziente di 25 anni mi ha detto: “io rimango a casa dei miei genitori perché è così comodo che mamma mi stira le camicie e mi rifà il letto tutti i giorni”. Sarà comodo, ma il prezzo è alto da pagare: la propria identità e l’affermazione di sé in tutti gli ambiti della vita. Perché tutto questo? Io penso che una persona debole che non crede nelle proprie risorse per affrontare la vita è un individuo più facilmente governabile e plasmabile, può essere manipolato e reso dipendente, fino a diventare schiavo. E ci stupiamo perché molti giovani sono dipendenti dalla droga o dal telefonino o dal vestito firmato? Sono schiavi-consumatori. A chi giova? In un’epoca in cui le madri hanno perso la funzione di nutrimento affettivo e i padri sono diventati dei mammi, manca il punto di riferimento forte di cui l’adolescente ha assolutamente bisogno. È un problema serio che non va sottovalutato. È un problema sociale che riguarda tutti noi con le nostre responsabilità di cittadini e di genitori. Vorrei continuare a scrivere a lungo su questo argomento ma non posso perché un terribile trauma mi ha colpito: si è rotto lo scaldabagno e non avrò acqua calda per 2 giorni! Ovviamente questo fatto mi ha turbato gravemente e una profonda disperazione sta per assalirmi, mi concedete un bonus? Marco Lombardozzi