IL CAMBIAMENTO 31 OTTOBRE 05 – METRO
“Dottore non ce la faccio più. Sono appena tornato dalle vacanze e già lo stress mi divora. Il traffico mi opprime. Le notizie del mondo mi terrorizzano. Sento una profonda angoscia”. Così ha esordito un mio paziente giorni fa. E non è il solo. Paura per il futuro e insoddisfazione per il presente accompagnano la vita di molte persone. Un lavoro che diventa sempre più logorante, mezzi d’informazione che martellano le menti con immagini e notizie devastanti che schiacciano facendoci sentire impotenti, sono solo alcuni degli elementi che producono stati d’animo negativi. E non è più sufficiente dire “pensa positivo” oppure “prendila facile”. L’umano che è in noi è attonito di fronte a questa frenetica corsa verso il nulla. Aumentano gli attacchi di panico, le depressioni bipolari, le sindromi schizoidi. Felicità è ormai una parola abusata nelle bocche ed esiliata dal cuore. Non funzionano più i meccanismi segnalati da Fromm “la felicità dell’uomo moderno è guardare le vetrine e comprare tutto quello che può permettersi, in contanti o a rate”, perché molti hanno capito che il denaro può comprare un bell’orologio ma non il tempo. Può comprare una posizione ma non il rispetto. Può comprare il sesso ma non l’amore. Non funzionano più, ai fini della felicità, gli spettacoli televisivi vuoti di contenuti e privi di valori. Non funzionano le lusinghe di una vita basata sull’apparire poiché per sentirsi vivi bisogna essere. Così aumentano i consumi di droga, i crimini efferati, le liti sociali. Serve un cambiamento prima che le patologie psichiche prendano il sopravvento. Ben peggiore del virus dei polli e quant’altro è quello che Reich definì “la peste psichica”. Serve un cambiamento nello stile di vita, nel modo di curarsi, nel concetto di alimentazione. Serve un cambiamento nel modo di respirare, nel modo di affrontare le malattie e il dolore, nel modo di affrontare la vita. Se non c’è rispetto per se stessi non si rispetta la vita e, per un chiaro effetto speculare, la vita non rispetterà noi. Serve un gesto coraggioso, serve fiducia in se stessi e nelle proprie capacità di confrontarsi con le parti profonde di ciascuno di noi e imparare a cambiarle per ottenere la felicità. Serve uno sforzo per uscire dall’ipnosi di un mondo finto che incanta, come il serpente fa con la sua preda. Il cambiamento è la cosa che fa più paura. Meglio mantenere ciò che si ha, anche se sgradevole, che affrontare qualcosa che non si conosce. Ma è proprio qui la trappola. La paura di cambiare impedisce la gioia di vivere. Lo sapeva bene Platone già 2500 anni fa raccontando la nota favola della caverna. Servono i fatti e non le parole. Cambiamo la nostra vita solo se la cambiamo, non se diciamo che vogliamo cambiarla. Diceva Pasternak che “l’uomo è nato per vivere, non per prepararsi a vivere”. E cantava Battisti “cosa sarà di noi lo scopriremo solo vivendo”. Dunque sembra che la soluzione sia nel vivere la vita, non nel teorizzarla. Bisogna assumersi la responsabilità, se vogliamo un mondo migliore.