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MEMORIA DEL CUORE – METRO

Gli antichi egizi parlavano di una psicologia del cuore e una del cervello. I nativi americani dicevano che esiste una vista della mente e una del cuore. Le recenti scoperte sulla memoria del muscolo cardiaco sembrano dargli ragione. Una società basata sull’onnipotenza della mente trova difficile considerare il cuore come unità “pensante”. Sarà forse per questo che nella realtà odierna ci si lamenta sempre più spesso di “una società senza cuore”? Eppure quel muscolo rosso che palpita e batte al centro del nostro petto ha una sua memoria. E’ vero che le ultime ricerche parlano di una memoria legata ad eventi patologici e al ripristino delle funzioni originali, ma è già una cosa importante. E cosa dire, poi, dei casi documentati rigorosamente negli U.S.A. che hanno sconcertato gli osservatori? Uno fra tutti: un ragazzo subisce un trapianto di cuore senza conoscere l’identità del donatore. Dopo l’intervento comincia ad avere incubi notturni in cui sogna di essere inseguito ed ucciso da un coetaneo. Il fenomeno prende toni così ripetitivi e drammatici che i genitori del ragazzo decidono di chiedere aiuto all’assistenza sociale la quale, considerato il ripetersi dell’evento, decide di indagare sull’identità del donatore, e scopre che si tratta di un ragazzo morto assassinato! Ma la storia non finisce qui. Gli assistenti sociali coinvolgono la polizia la quale, sulla base delle minuziose descrizioni del sogno del trapiantato, riescono ad individuare l’assassino che poi confesserà. Fantascienza? Oppure una realtà? Magia? Oppure semplicemente dimensioni ancora non conosciute da una cultura sociale che privilegia soltanto il pensiero logico? Sembra sempre più evidente che le malattie sono la conseguenza di un’informazione che viene veicolata non solo da elementi chimico-molecolari, ma anche da impulsi elettromagnetici (frequenze). Così la terapia medica sta cominciando ad utilizzare sempre di più le frequenze elettromagnetiche per rimuovere le informazioni patologiche dal corpo malato oppure reinformare il corpo con impulsi sani. Possiamo ipotizzare che gli organi conservano un’informazione mnemonica di natura non chimica bensì elettromagnetica (come le schede telefoniche ) e così, inviando tali impulsi al cervello (il lettore delle schede telefoniche) questi vengono decodificati nella forma di memoria a noi nota (il lettore vede i soldi caricati sulla scheda e ci autorizza la telefonata). Ed ecco che prende forma una visione di certo affascinante del nostro corpo: una sorta di linguaggio degli organi grazie al quale il corpo diventa un essere parlante che racconta la mondo la sua storia. Il cuore, da millenni, parla dei sentimenti: l’amore, la dolcezza, la paura. Penso che bisogna imparare ad ascoltarlo per evitare che urli sempre più forte per farsi sentire. Senza contare che se riusciamo ad ascoltare il nostro cuore saremo in grado di farlo anche con quello degli altri, per creare così una società realmente interattiva basata sulla solidarietà sostanziale e non formale. Dobbiamo però ricordarci che “al cuor non si comanda”, per cui non si può credere che con la razionalità spinta all’estremo limite potremo determinare le ragioni del cuore. Un cuore ed un cervello, entrambi assolutamente importanti nell’armonia dell’essere umano, ma come gli Egizi e i Pellerossa, degni entrambi di esistere nel contesto del nostro vivere quotidiano. Alla luce delle scoperte di cui abbiamo parlato sarà meglio che tutti, da oggi in poi, facciamo molta più attenzione a non ferire i sentimenti altrui, perché.il cuore non dimentica.