LE REGOLE IN OMEOPATIA 22/02/06 – METRO
Sono 11 milioni e non hanno dormito sonni tranquilli. Sono gli italiani che si curano con l’Omeopatia e hanno avuto giorni di preoccupazione per la notizia che il governo limiterà i farmaci omeopatici. In realtà non è così. È stata soltanto recepita una direttiva europea (2001/83) la quale prevede che, entro il 2008, le aziende produttrici di medicinali dovranno presentare un dossier di registrazione per ogni farmaco. La preoccupazione è nata perché, a fronte delle multinazionali farmaceutiche che producono 10 o 20 medicinali, con fatturati pari ai bilanci di tre stati europei, le industrie omeopatiche ne producono migliaia e hanno un fatturato pari al 2% del totale! È chiaro che i produttori di rimedi omeopatici saranno più penalizzati rispetto alle industrie chimiche del farmaco, ma siamo abituati da sempre a faticare più degli altri. Anche il medico omeopatico deve faticare di più poiché oltre alla diagnosi clinica, deve studiare il paziente come individuo con una sua propria storia, un suo modo di essere al mondo, una sua emotività per comprenderlo e curarlo come essere umano. Ma noi siamo favorevoli alle regole, che devono esserci sempre quando si parla di salute, quindi ben vengano le nuove direttive, purchè siano realisticamente applicabili. Quindi nessun pericolo che i farmaci omeopatici scompaiano, infatti si recita al capo II articolo 16 che tutte le diluizioni omeopatiche potranno continuare ad essere prodotte, purchè per somministrazione orale. Per quelle iniettabili occorre un dossier molto più severo e dettagliato, ma del resto è giusto che un farmaco iniettabile sia sottoposto a più rigorosi controlli e poi, diciamola tutta, un iniettabile non è proprio un rimedio squisitamente omeopatico. Del resto la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici indica come atto medico la prescrizione omeopatica, ciò vuol dire che il medico è responsabile di ciò che somministra e quindi si sentirà maggiormente tutelato da regole che garantiscano serietà sul prodotto, anche omeopatico. Questa prima iniziativa, che recepisce una direttiva europea, ci trova sostanzialmente d’accordo per partire insieme, comunità scientifiche, associazioni omeopatiche e governo, per un viaggio che possa portare ad una dignità di definizione e di applicazione dell’Omeopatia. Per me che la pratico da 22 anni non ci sono dubbi sulla sua efficacia, ma ci vogliono regole, anche sulla formazione del medico, troppo spesso inventato prescrittore solo attraverso un piccolo prontuario omeopatico, senza una scuola, senza un approfondimento dottrinale. Questo rovina l’immagine dell’Omeopatia e offre il fianco a quanti, da sempre, la vogliono screditare per motivi personali o di interessi di settore. Valutate bene il medico a cui vi rivolgete, ci sono in giro medici che dicono ” faccio anch’io un po’ di Omeopatia”, per accaparrarsi il paziente, ma questa frase deve attivare i vostri sensori di allarme. Chiedete al medico il suo curriculum omeopatico e valutate attentamente. Non si è medici omeopatici solo perché si prescrive un rimedio omeopatico. Pertanto auguro un buon sonno a quegli 11 milioni. State tranquilli, non è successo niente di grave, anzi, è successo qualcosa di positivo. E poi ricordatevi che noi vigiliamo e, se necessario, siamo sempre pronti a combattere. Marco Lombardozzi