MATRICIDIO – METRO
I recenti e numerosi episodi di matricidio ci costringono a riflessioni necessarie sui rapporti madre-figlio. Un caso, in particolare, quello del ragazzo che non tollerando di aver mentito alla madre sul suo percorso universitario, diverso da quello che la madre desiderava, l’ha uccisa. Viviamo in una società sempre più basata sul controllo: controllo delle informazioni, della comunicazione, dei sentimenti, dei cibi, delle emozioni.dei pensieri. Quando questo comportamento si riversa nella vita personale, tra genitore e figlio, vuol dire una sola cosa:” voglio che tu sia come io voglio che tu sia!”. Tralasciando i motivi che portano a questo atteggiamento, per ragioni di spazio, avvertiamo però la pericolosità che sottende un messaggio del genere. Il figlio/a nei primi anni di vita ha enorme bisogno di sentirsi amato/a. Il figlio/a nei primi anni di vita percepisce che la propria esistenza dipende dall’amore/nutrizione/attenzione che la madre riversa su di lui/lei. Questo condizionamento psicobiologico conferisce alla madre un grande potere e pone il figlio in una condizione di bisogno/dipendenza. Se la madre, in queste fasi, modula un messaggio in cui il suo amore/nutrizione/attenzione è subordinato a quanto il figlio/a si adeguerà ai suoi desideri, il bambino/a si troverà costretto/a ad abdicare il proprio Sé reale a favore di quello che la madre desidera. Cosa succede allora? Che questo processo porta ad una recondita e profonda rabbia, perché l’adeguamento al “progetto” della madre costringe il figlio/a a non vivere la propria vita ma quella che un’altra persona ha deciso per lui/lei. Amore è libertà! Se lo ricordano tutte le madri? Attenzione a non confondere la libertà che impone l’amore da quella del “faccio come mi pare”, perché sono due aspetti molto diversi. Sintetizzando: “io madre non permetto a te figlio/a di fare come ti pare, perché ci sono regole e modelli che noi genitori abbiamo nella nostra vita e a questi tu devi adeguarti finchè vivrai con noi. (In termini tecnici questo vuol dire dare un contenitore al bambino). Ma sappi che io non mi aspetto nulla da te ed il mio amore per te prescinde da ciò che sei, fai, sarai e farai”. Questa è libertà e amore nel rispetto di regole e modelli ai quali il figlio/a deve adeguarsi. Nella società postmoderna il rapporto si è invertito: le madri, per paura di perdere i figli, sono disposte a concedere loro molta “libertà” materiale, ma nello stesso tempo donano un amore condizionato al soddisfacimento dei loro bisogni e non delle reali esigenze del figlio. Questo amore si trasforma così in uno strumento di potere attraverso il quale si trattiene il figlio/a vicino a sé, inculcando il senso di colpa nel caso in cui non venga soddisfatto il bisogno materno. Sappiamo che i sensi di colpa diventano a volte così intollerabili che, per liberarcene, siamo costretti ad azioni distruttive e violente. Sappiamo quanta rabbia può generare un messaggio che ci obbliga a vivere una vita che non ci appartiene e nella quale non crediamo.