GUARIRE RIDENDO – METRO
Essere malato non rende felice nessuno e la condizione di malattia porta spesso ad uno stato di tristezza, quando non diventa vera e propria depressione. Ho visto malati cronici afflitti più dallo stato di scoraggiamento e angoscia che dalla malattia in sé. E’ noto che il ricovero in un ospedale può essere operazione necessaria e benefica ai fini della cura clinica, ma altamente a rischio ai fini dello stato emotivo che, è ormai dimostrato, è altrettanto importante dello stato degli organi. La dimensione emotiva può condizionare quella fisica: si è visto che un lutto familiare o un divorzio possono ridurre il numero dei linfociti, cellule del nostro corpo tra le più importanti per le difese contro gli agenti esterni aggressivi. Allora che fare? Ridere può essere un’idea. Negli U.S.A. esiste da tempo la comicoterapia (vedi il film Patch Adams) attuata nei reparti pediatrici per far ridere i bambini e ciò non solo per distrarli da dolori e angosce troppo grandi per le loro tenere vite, ma proprio a fini terapeutici, per attivare le difese e modificare le frequenze del loro organismo, risvegliando energie nascoste per spingerli verso la voglia di guarire e di vivere. In Italia poco si è detto ed ancor meno si è fatto. E’ perciò apprezzabile e degna di nota l’iniziativa che partirà da questo autunno in molti ospedali romani (Pertini, Spallanzani, S. Camillo, Gemelli etc.) nei quali un gruppo di 130 operatori porterà comicità e gioco nei reparti pediatrici, a sostegno e sollievo dei bambini malati. Ma perché non pensare anche agli adulti? In fondo abbiamo tutti bisogno di un po’ di allegria ma soprattutto di attivare le nostre forze difensive contro microrganismi, onde elettromagnetiche, sostanze chimiche di varia natura e tanto altro ancora di cui stiamo popolando il nostro ecosistema. E’ perciò altrettanto ammirevole lo sforzo di chi, senza nessun guadagno economico, cerca di portare nel nostro mondo un messaggio collegato al ridere. Tra questi il gruppo dei Poeti Transgeniali, fondato da Donatella Mei, che si occupa esclusivamente di poesia giocosa letta dal vivo. La poesia giocosa, nata con Marziale e Catullo fino al recente Palazzeschi, ha lo scopo di far ridere e divertire, ma con qualità. Niente a che vedere con quegli insulsi programmi televisivi, i cui protagonisti sono invece pagati a suon di miliardi, che solo apparentemente si prefiggono lo stesso scopo. La poesia giocosa porta cultura ma nello stesso tempo alleggerisce le angosce della vita. Donare tutto ciò a chi è malato significa fare opera terapeutica quasi equivalente alla somministrazione di un farmaco. Se in tutti gli ospedali si portasse un messaggio culturale di questo tipo, penso che avremmo meno malati e più gente allegra. La Medicina deve cambiare e capire che il solo farmaco chimico non può essere l’unico patrimonio terapeutico. La Terapeutica è una Grande Arte i cui strumenti sono numerosi e devono essere tutti conosciuti e praticati da coloro che detengono, a giusta ragione, la legittimazione a curare. Se non si può guarire si allevia e se non si può alleviare si consola, a questo è chiamato il medico. Sarebbe utile insegnare questi princìpi nelle Università di Medicina. Questa volta mi permetto di inviare al Ministro della Salute una bella poesia giocosa.