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BAMBINI UCCISI. BAMBINI DEL SILENZIO – WWW.FOBETERO.IT

Bambini abbandonati. Bambini abusati. Bambini uccisi. Quando la società comincia a partorire crimini verso i bambini ha inizio il suo declino.
Il mondo sta cadendo. Poche voci si alzano in favore di infanzie distrutte. Molte voci si fanno belle per mettersi in vetrina e gridare a favore dei bambini.
La solita storia di chi fa e di chi urla di fare.
Quasi sempre dietro un bambino abusato o maltrattato o ucciso, c’è una carenza genitoriale, che non vuole solo riferirsi a quanto il genitore sta con il bambino , ma anche a come ci sta. Si interessa veramente a lui? Si domanda di cosa realmente ha bisogno? Lo segue nei suoi percorsi scolastici, individuando le sue qualità e le sue deficienze, senza per questo incolpare sempre l’insegnante?
Si domanda se fa fare ai propri figli tutto quello che vogliono perché “così non rompono e tutto è più facile”?
Si domanda mai quale modello sta mostrando ai propri figli? Percepisce le sofferenze che vivono i suoi bambini, proporzionate alla loro età? Chiede aiuto a figure professionali quando si accorge di non riuscire a dare un adeguato modello ai propri figli?
Se estendiamo queste situazioni a migliaia di bambini, ecco che abbiamo un problema sociale. Da sociale poi, come è giusto che sia, diventa politico.
Di fronte a un numero sempre crescente di bambini abusati o uccisi, hanno fallito i genitori, la società e la politica. E questo è un problema mondiale.
Il mondo sta cadendo, insieme ai tanti bambini ignorati, lasciati soli, maltrattati, ammazzati.
Quale società può dirsi civile se lascia morire i suoi figli in questo modo?
Sono bambini del silenzio, che nel silenzio della loro paura e del senso di abbandono, tentano di gridare senza voce, perché pochi sono veramente disposti ad ascoltare.
Ricordo molti anni fa una madre che portò nel mio studio un bambino di otto anni, adottato tempo prima. La signora mi elencò tutto quello che aveva fatto e faceva per suo figlio, dalla scuola privata allo sport più esclusivo, dalle vacanze in luoghi eccelsi a scuole di lingua e così via.
Il suo discorso era solo un modo di nutrire il proprio narcisismo ma non riusciva a vedere gli occhi tristi di quel bambino, che non dimenticherò mai, i quali mi guardavano implorando un aiuto per uscire da quell’incubo, aiuto che non potetti dargli, non lo rividi più.
Auspico che la società, che non è un ente astratto ma è fatta da ognuno di noi, si ponga serie domande su quello che sta succedendo e cerchi realmente di guarire da questa malattia sociale che attacca e colpisce i bambini. Facciamoli uscire dal buio e dal silenzio.