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FAVOLE – METRO

Abbiamo bisogno di favole. Non abbiamo bisogno di fictions e di soap opera. La favola rappresenta da millenni il punto d’incontro tra l’inconscio e la zona cosciente. Nella favola vivono i simboli e i miti che sono il nutrimento fondamentale delle nostre parti oscure. Le favole, dalle “mille e una notte” a l’Iliade e l’Odissea, fino alle più moderne dei fratelli Grimm, passando per Pinocchio, sono importanti contenitori di messaggi profondi che arrivano all’inconscio, vivificando e stimolando la fantasia verso zone vitali che spesso evitiamo di conoscere o non siamo in grado di sentire. La favola apre la mente e scalda il cuore, nutre l’anima e vivifica l’inconscio. Da alcuni decenni la favola è scomparsa, c’è stato solo qualche timido tentativo con il film “ET” e “La storia infinita”, ma sono stati episodi sporadici. Proliferano invece le fictions, le soap opera e le telenovelas che non sono affatto favole ma danno l’illusione di esserlo, senza avere nessun contenuto simbolico o mitico hanno però la capacità di attrarre e far sognare. Ma far sognare non è lo stesso processo attivato dalla favola, il far sognare di quel tipo implica un’astrazione dalla realtà verso un mondo finto e privo di valori. Entrare nel mondo delle favole permette invece di conoscere realtà profonde e dinamiche importanti attraverso la metafora e l’immaginazione. Proietta il lettore o l’ascoltatore verso un mondo ricco di sentimenti, emozioni e verità nascoste. C’è una grande differenza! Le favole non sono necessariamente belle, a volte sono anche crudeli, proprio perché in esse sono presenti tutti gli aspetti della vita. Attraverso le favole i bambini imparano a conoscere la realtà in modo più tollerabile e mediato, ed è curioso osservare che spesso il mondo dell’infanzia è attratto dalle favole che impauriscono. Una psicologa americana, Selma Fraiberg, sostiene che la loro vita è costellata anche di aspetti paurosi e proprio attraverso la fiaba riescono ad accettarli ed integrarli nel proprio vissuto e aggiunge:” il bambino che impiega la sua immaginazione e le creature della sua immaginazione per risolvere i propri problemi è un bambino che lavora per la propria salute mentale”. Cosa imparano i nostri bambini dalle telenovelas? Quella non è la realtà, da quei programmi imparano la finzione e rischiano di vivere come persone finte, ignorando il proprio sé reale. In questo modo non integrano il sé con il corpo e creano una scissione tra essere e apparire. E’ un disagio molto diffuso anche tra gli adulti: infatti la favola è necessaria anche per vivificare il mondo adulto, tutti noi ne abbiamo bisogno e spetta ad ognuno di noi trovare la propria fiaba, quella che risuona di più nei nostri mondi interiori. Anche la Medicina e la terapeutica hanno bisogno delle favole, perché a volte bisogna accompagnare il malato verso la guarigione guidandolo attraverso i labirinti nascosti della malattia, un po’ come avviene in “Alice e il paese delle meraviglie”. Ognuno di noi potrà migliorare la propria vita se ritroverà la sua favola, dovrà cercarla con determinazione, coraggio e perseveranza, in attesa che il mondo smetta di creare finzioni e false apparenze, telenovelas e programmi televisivi idioti, falsi ideali e una vita priva di valori; solo così tornerà a vivere la fiaba collettiva, quella che appartiene a tutto il genere umano da migliaia di anni, una fiaba iridescente alla quale tutti crediamo ma facciamo finta di non vedere.