Omeopatia e cancro, alcune valutazioni incoraggianti di Carlo Di Stanislao Modelli animali di tumore sono stati recentemente impiegati per la validazione di metodiche integrative di cura. Una ricerca metanalitica più ampia, pubblicata su Integrative Cancer Theraphy nel 2006 ha dato risultati piuttosto contradditori e controversi, circa la reale validità dei rimedi omeopatici in corso di cancro sperimentalmente indotto, con ampie oscillazioni di range totale di risposta in studi randomizzati e in cieco.
I risultati comunque conseguiti, sono tali da porre in forte dubbio che l’unica azione dell’omeopatia sia legata all’effetto placebo. Nel caso di cancri sperimentali e rimedi omeopatici, si vede che gli stessi, anche se non costantemente, agiscono su apoptosi, crescita e metastatizzazione, in animali in cui non è possibile operare con semplice effetto suggestivo; d’altra parte va ricordato che il placebo è un meccanismo utile nell’indurre una risposta complessiva e positiva in corso di terapia e che tale risposta non è soltanto suggestiva. Se questo lavoro, composto da una tesi con metanalisi delle ricerche più accreditate e recenti su cancro sperimentale e neoplasie con confutazione e discussione dei risultati, dimostra che l’omeopatia agisce anche in senso farmacologico e chimico e non solo psicologico e suggestivo; vi sono, negli ultimi anni, ricerche molto documentate sul ruolo positivo che la stessa può avere sul cancro anche avanzato nell’uomo.
A titolo di esempio si riporta la ricerca su Oncology Reports del gennaio 2010, condotta da due medici indiani di Calcutta, Prasanta e Pratip Banerji, oggetto da un anno di valutazione e validazione da parte del NCI (National Cancer Institut) statunitense, attraverso un programma definito Best Case Series Program, avviato nel 1991, in cui appare evidente il ruolo della omeopatia nel cancro avanzato del seno. Inoltre, l’insieme dei dati raccolti dal Cancer Complementary and Alternative Medicine (OCCAM) dal 1998 ad oggi, al fine di meglio coordinare e aumentare il lavoro del NCI a riguardo dell’ambito delle CAM, ci suggerisce come efficace, nella progressione del cancro polmonare, del rimedio Kalium carbonicum 200CH e in quella del cancro esofageo di Ferrum metallicum alla stessa potenza. Secondo questo lavoro e altri su riviste di alta qualità (Oncology Reports, Jul 2008, vol 20/1, pp. 69-74), l’omeopatia potrebbe intervenire su neuropeptidi e citochine che modulano la flogosi e favoriscono crescita e progressione del cancro. In effetti, le più moderne ricerche ci dicono che la flogosi cronica è un emergente potenziale fattore di rischio per le neoplasie epatiche, coliche, vescicali, polmonari e pancreatiche e, poiché molti rimedi omeopatici esplicano la loro azione in senso antiflogistico, vi sono ragionevoli presupposti per un uso razionale di tali rimedi in corso di neoplasie. Integrative Cancer Ther, 2006, 5, (4), 333