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SENZA IL PADRE NON C’È SACRO – WWW.FOBETERO.IT

In una società senza padri, quale quella che ha prodotto il mondo occidentale negli ultimi 150 anni, il sacro legato al maschile-paterno si è perso. Nessuno sa più come e dove ritrovarlo. Il sacro maschile-paterno, come tutti i modelli di sacro non può essere descritto, può essere però conosciuto attraverso metafore e simbolismi. Per questo menti illuminate dell’antichità crearono la mitologia. La società senza padri in cui viviamo ha perso le metafore e i simbolismi per trasmettere la sacralità del maschile e del rapporto padre-figlio.
La responsabilità è dell’intero mondo occidentale, maschi e femmine in pari grado. Così le femmine si lamentano che non ci sono più uomini e i maschi si lamentano che le donne hanno preso il sopravvento. Non penso sia così.
La società occidentale degli ultimi due secoli ha costruito il suo senso di esistere sul bisogno di schiavi-consumatori e per far questo bisognava “dissacrare” il sacro insito nel maschile (quello insito nel femminile era già stato dissacrato dalla patologica visione della donna colpevole se sessualmente e culturalmente emancipata). Così, cadendo l’ultimo baluardo costituito dal maschile sacro, siamo diventati tutti schiavi.
Il padre è colui che definisce il “logos”, la regola. È colui che aiuta il figlio ad affrontare il mondo degli adulti, dopo che la madre ha svolto il sacro compito di nutrirlo. Sacralità nel nutrimento da parte della madre come sacrale deve essere la spinta del padre verso l’esterno. Dove sono finiti i riti di iniziazione dell’adolescente? Sostituiti dalle serate in discoteca e dal cellulare ultimo uscito regalato dal papà. Si è perso il Sacro.
Rivediamoci il rito di iniziazione maschile tra i Kykuyu in Kenya. L’adolescente per tre giorni non deve guardare negli occhi la madre, al quarto giorno viene introdotto nella grande capanna del villaggio dove ci sono solo uomini adulti che, ritualmente, praticano un taglio sul braccio facendo cadere del sangue in una ciotola. Alla fine della cerimonia il giovane beve quel sangue. Il significato simbolico è: “da questo momento ti nutre tuo padre”.
Sento echeggiare le parole di Telemaco, figlio di Ulisse, nell’Odissea:” se una cosa potessi chiedere agli Dei, vorrei il ritorno del padre”.