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UNA SOCIETÀ SENZA PADRI – METRO

“Padre mio, perché mi hai abbandonato?”. Persino Gesù ebbe, all’ultimo, questo fremito di disperazione. E se fosse questa la frase che echeggia nell’inconscio collettivo? Se fosse questo il grido di disperazione delle migliaia di giovani che corrono come pazzi dopo la discoteca o si imbottiscono di spinelli? La nostra società è colpevole di parricidio, perché per anni e anni ha tolto la dignità e l’autorità alla figura paterna, e molti padri sono colpevoli di essersela fatta togliere senza combattere. L’identità maschile è andata via via dissolvendosi, trasmettendo di padre in figlio (e figlia) un modello paterno sempre meno definibile e sempre più pauroso di affermarsi. Il carattere Border line che, secondo gli attuali studi di psicologia è il disturbo più diffuso, rientra proprio in questa carenza paterna. La mancanza del modello maschile crea nell’infante e nell’adolescente un vuoto di certezza e di energia, elementi necessari perché il figlio venga spinto verso la vita. In tal modo il giovane sviluppa un meccanismo di autodifesa verso il mondo attraverso il congelamento dei sentimenti: fenomeno che è incapace di sperimentare nella relazione con gli altri per paura di essere ferito. Si vedano gli ultimi avvenimenti in cui alcuni ragazzini hanno ucciso un loro coetaneo “per provare emozione”. Nel linguaggio del corpo la figura materna è identificata nella parte anteriore del torace, quella paterna nella zona posteriore, proprio perché rappresenta l’energia che spinge verso il mondo. In un certo modo potremmo dire che la madre fornisce i sentimenti e il padre la forza per poterli sperimentare ed affermare nel mondo esterno. Non è un caso che mai come in quest’epoca si sia elevata moltissimo l’età in cui i figli rimangono presso la famiglia d’origine (una media di 30 anni!), proprio perché il padre non ha più il ruolo e la forza propulsiva di incoraggiare i figli ad uscire dal “grembo” materno. Si è voluto vedere in questa funzione, con grave e colpevole errore, un atteggiamento ante madre. Non si è capito che madre e padre sono e devono essere due modelli sinergici ma, talvolta, dissonanti ed è proprio questa dissonanza che spinge il figlio al confronto e alla maturazione. La nostra società ha voluto omologare il ruolo paterno a quello materno, creando tanti “mammi” e così ha ucciso i padri! Quanti milioni di persone vorrebbero gridare tra le lacrime:” ho bisogno di un padre!?”. E dobbiamo pensare che la causa di questo urlo strozzato in gola sia sempre e soltanto colpa dell’assenza del genitore maschio, concetto che va per la maggiore da 20-30 anni, oppure non vi è forse anche la complicità di tante madri che hanno voluto svilire ed umiliare la dignità paterna? Se è vero che i padri si sono spesso imboscati ed hanno delegato in toto i propri figli alle loro donne, è altrettanto vero che il popolo femminile deve fare un esame introspettivo e un po’ di autocritica, per aver voluto castrare la forza prorompente dell’archetipo maschile. I nativi Americani dicevano: un cielo-un padre, una terra-una madre. Con grande miopia il mondo materno ha visto in questo una propria sottomissione, ma non c’è sole senza luna e viceversa, non c’è terra senza cielo e viceversa, non c’è madre senza padre e viceversa. E allora torniamo all’Armonia riconsegnando il cielo ai padri, a beneficio di tutti i nostri figli.