DELITTI IN FAMIGLIA – METRO
Ieri si è consumato l’ennesimo dramma all’interno di una famiglia. Secondo dati Eurispes la famiglia o la coppia, ogni due giorni, sono teatro di un delitto. Possiamo quasi parlare, ormai, di un’epidemia. Basti pensare che dal 1995 al mio 1999 sono stati documentati 21 casi di omicidi in ambito familiare o di coppia, nel 2000 saliamo a 213 e nel 2001 a 226 ( dati Eures). Il rapporto Eurispes interpreta i motivi nell’incapacità di tollerare l’abbandono vissuto come ferita narcisistica. È vero che spesso le cause sono radicate nella gelosia (quello di Polistena di ieri) che nasconde la paura di un possibile abbandono, ma allargherei un poco la visione considerando che nel nostro mondo è sempre più crescente l’incapacità a tollerare qualsiasi dispiacere nel senso più ampio. Viviamo in una società in cui il dolore fisico è stato bandito dai più raffinati anestetici e antidolorifici (non si tollera neanche un mal di testa) e il dolore emotivo segue lo stesso percorso (psicofarmaci o droghe). In pratica siamo sempre più immersi in un sistema che promette soluzioni a tutto ma così facendo, quando la soluzione non viene infiocchettata e resa disponibile, saltano i contenitori, ci si sente perduti perché ormai incapaci di trovare da soli la soluzione al proprio problema, si perde contatto con il proprio sè, non si percepisce più la vita come bene primario e quindi si uccide e ci si uccide. Cosa possiamo aspettarci da un mondo che propone, come negli U.S.A., di somministrare ai bambini che soffrono di deficit di attenzione, il metilfenidato che fa parte della tabella I degli stupefacenti, senza domandarsi perché quei bambini hanno tale disturbo e senza responsabilizzare l’ambiente in cui vivono? C’è una soluzione a tutto, basta ingoiare la pillola, recita lo slogan dei nostri giorni. Questo atteggiamento è criminale nei confronti del genere umano e le conseguenze sono evidenti. Il dolore, l’abbandono, il rifiuto sono senz’altro spiacevoli e, se possibile, è meglio evitarli. Ma quando accadono si possono elaborare, metabolizzare e quindi risolvere. Questa capacità è dentro ognuno di noi ma ci hanno fatto credere che non è così, ci hanno illuso che delegando a qualcuno o qualcosa il nostro problema, quel qualcuno o quel qualcosa lo risolverà. Così sono stati creati gli eterni fanciulli, incapaci di farsi carico della propria vita e viverla da protagonisti, con le gioie e dolori che porta con sé. E allora un abbandono o anche una semplice crisi diventano mostri giganteschi contro i quali combattere distruggendo e distruggendosi. I delitti in famiglia sono ormai un’ epidemia e sono perplesso perché, quando si parla di SARS tutti hanno paura del contagio, si chiudono gli aeroporti e si blindano le nazioni, ma se si parla di questo tipo di dramma familiare sembra che il problema riguardi solo quella famiglia nella quale si è consumato, tutti gli altri ne sono e ne saranno esenti. Quanta miopia! Le stesse istituzioni sembra che non vogliano vedere questo fenomeno dilagante come il segnale di un disagio collettivo. Il problema è di tutti e credo sia giunto il momento che ognuno faccia la sua parte. Usciamo dalle torri d’avorio nelle quali ci siamo chiusi perchè questa specie di virus è subdolamente presente in ognuno di noi e la soluzione è dentro ciascuno di noi.