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OMEOPATIA: ACQUA FRESCA? 29 AGOSTO 05 – METRO

E ci risiamo. In questo Agosto tormentato da omicidi, temporali, disastri aerei e crisi economica, mancava l’ultima sparata contro l’Omeopatia. La rivista “Lancet” pubblica un editoriale dal titolo “La fine dell’Omeopatia”, citando una ricerca dell’Università di Berna che dimostrerebbe che la Medicina Omeopatica è acqua fresca. A parte il titolo che sembra più l’annuncio di una vittoria in guerra piuttosto che una seria comunicazione scientifica. Titolo che stride su un giornale serio e neutrale. A parte il fatto che sono 200 anni che una parte del mondo accademico sostiene la tesi dell’acqua fresca mentre intanto la migrazione di pazienti e di medici verso l’Omeopatia aumenta a dismisura (chissà perché?). Ma soprattutto ciò che va evidenziato è: l’illustre dr. Egger e colleghi, sicuramente stimati e stimabili, che hanno condotto la ricerca, hanno conoscenza dell’Omeopatia? Voglio dire: sanno come si sceglie un farmaco omeopatico in presenza di una patologia? Con tutto il rispetto mi permetto di dubitare. Io ho studiato Omeopatia per 6 lunghi anni, 25 anni fa, con i grandi dell’Omeopatia nazionale e internazionale e solo dopo questo periodo sono stato in grado di avere gli elementi per poter fare una corretta scelta del farmaco da somministrare con cognizione di causa. Quindi, quei ricercatori di Berna, con quali nozioni e con quali criteri hanno scelto i farmaci da comparare al placebo nella loro ricerca? Avevano la giusta preparazione in campo omeopatico, che richiede anni di studio e di pratica, per formulare le valutazioni corrette? Finora a tale quesito risponde il silenzio. Colpisce poi il fatto che, quando nel mondo scientifico viene pubblicata una ricerca che valida l’azione del farmaco omeopatico, i comunicatori di massa non sembrano accorgersene, nel caso contrario la notizia viene sparata su televisioni e giornali, poco importa se 50 milioni di europei si curano con le medicine non convenzionali, 150.000 medici europei le prescrivono, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, in Italia, ha dichiarato la prescrizione omeopatica un atto medico. Poco importa se moltissimi ospedali hanno al loro interno ambulatori di Medicina Omeopatica. Forse ha dato fastidio la decisione del principe Carlo d’Inghilterra di convincere il governo a investire di più sulle medicine non convenzionali, ritenendo che il servizio sanitario pubblico, di conseguenza, risparmierebbe 3,5 milioni di sterline! (da “La Repubblica” 27-08-05). O forse, più semplicemente, una parte del mondo accademico soffre di quel disturbo che in psicologia si chiama “proiezione”, vale a dire si proietta su un’altra persona un problema proprio e si inveisce contro di lei per non vedere la propria mancanza. O forse, come sostengono i più cinici e pragmatici, ci sono in gioco interessi economici molto grandi. Io non lo so, ma posso assicurare tutti coloro che hanno detto grazie all’Omeopatia per averli aiutati, che noi continueremo. Nel rispetto dell’informazione da dare al paziente e delle leggi in vigore, noi continueremo. In nome di una professione che abbiamo scelto per aiutare i malati cercando di non danneggiarli, somministrando di conseguenza rimedi che siano coerenti con questa scelta, noi continueremo. Un grande medico omeopatico scrisse: “il medico crede di conoscere l’uomo ma ignora l’individuo”. Per tutti i malati che reclamano il diritto di essere visti e curati come individui, noi continueremo. Marco Lombardozzi