MA NON È QUESTO IL GIORNO – METRO
Prima di partire per le vacanze potremmo guardarci nell’animo e domandarci come abbiamo speso quest’anno di vita in più, quanto ci siamo rispettati e abbiamo rispettato, se abbiamo dato o no un senso alla nostra esistenza. Se abbiamo giocato con i bambini, se abbiamo guardato sorgere e morire il sole e se abbiamo avuto il coraggio, nei momenti difficili, di guardare la luna piena e urlare con tutto il fiato che abbiamo in corpo: SI!! Ma non è questo il giorno. Prima di partire per le vacanze potremmo decidere che è arrivato il momento di scegliere tra vivere una vita incolore o affrontare una vita animosa con tutti i suoi rischi. Potremmo decidere di scegliere di amare e di donarci per raggiungere la felicità e, fieri, fronteggiare gli ostacoli con la grazia di un adulto, non con il dolore di un bambino. Ma non è questo il giorno. Stiamo per partire per le vacanze e potremmo dire con Edda: ” gli uomini generosi vivono la vita migliore, essi non hanno timore. Ma un codardo ha paura di tutto; l’avaro ha sempre paura dei doni”. (da: Felicità è donarsi di C. Risè. Ed. Sperling). E così scoprire che la persona ricca non è chi possiede di più ma chi ha più da donare e fortemente abbandonare le cristallizzazioni dell’Io di quest’epoca dell’apparire e volare verso la felicità dell’essere. Ma non è questo il giorno. Così partiremo per le vacanze, ubriachi di stanchezza, ebbri dell’illusione di raggiungere una realtà che, forse, non sarà mai la nostra, ma contenti per quello spicchio di tempo in cui ci viene concesso di illuderci che per pochi giorni all’anno, spendendo molti soldi, ci verrà regalata la tanto agognata: libertà. Consci della nostra pessima memoria potremmo allora ricordare che siamo nati liberi e che uomini e donne liberi siamo e non sono pochi giorni di vacanza che possono renderci tali. Ma non è questo il giorno. Questo è il giorno della frenesia e della brama, della corsa e della lotta per un ombrellone in più, per un angolo di spiaggia in più. È il giorno della follia in cui ci fanno credere che è riposto il senso della nostra vita: lavorare un anno intero per un godimento effimero e uno sfogo bestiale. Certo, potremmo ribellarci a tutto ciò e operare l’unica vera rivoluzione che fa paura: il risveglio della coscienza. Potremmo dire no a una società che tutto divora e consuma, compreso il senso stesso dell’esistere. Potremmo urlare che possono minacciare di toglierci le vacanze, i bei vestiti, le comodità, l’ammirazione, ma che nessuna di queste cose è un prezzo sufficiente e che non potranno toglierci, mai, la libertà. Potremmo diventare uomini e donne capaci di tollerare un vuoto senza doverlo riempire compulsivamente e scoprire che abbiamo dentro di noi qualcosa che ci sorregge quando tutto il resto crolla. Potremmo accettare di essere traditi o accusati di qualunque tradimento consci di non aver mai tradito la nostra anima. Potremmo, partendo per le vacanze, ricordarci che abbiamo dei valori in cui credere e per i quali siamo disposti a vivere veramente ma anche a morire, e questi valori non si trovano sulle spiagge d’estate o sui treni affollati da esauriti vacanzieri. Ma non è questo il giorno. O forse si.