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OGGI COMPIO 50 ANNI – METRO

Oggi compio 50 anni. In attesa del momento in cui camminerò sui verdi prati dei campi Elisi, mi fermo e guardo il mezzo secolo della mia vita. Ho sempre messo al primo posto la dignità e il rispetto, non mi sono pentito. Ho smesso di avere nostalgia per il passato e ansia per il futuro, non mi sono pentito: il passato e il futuro non esistono, è reale soltanto l’oggi e di questo presente è fatto il tessuto della vita. Ho rinunciato alle illusioni e così ho scoperto la gioia di vivere la sostanza (che è molto più saporita). Dopo 50 anni l’unica cosa che veramente possiedo è ciò che sono in grado di donare, tutto il resto è illusione. Sono stato un buon padre ma non sono stato un buon figlio. Ho vissuto intensamente le esperienze della vita dando priorità al “come” piuttosto che al “cosa”. Ho amato e sono stato amato nella misura in cui ciascuno poteva. Ritengo di potermi riconoscere in Giordano Bruno quando scrive:” ho lottato, è molto. E’ già qualcosa l’essersi cimentati, giacchè vincere vedo che è nelle mani del fato. Per quel che mi riguarda ho fatto il possibile, che nessuna delle generazioni future mi negherà: aver preferito una morte animosa ad un’imbelle vita”. Così, in attesa che i campi Elisi mi accolgano tra i loro fiori profumati, continuerò a lottare per i valori in cui credo: amore, rispetto, onore, dignità, libertà. Ma cercherò anche di apprendere quello che non ho imparato: mi prenderò meno sul serio, commetterò più errori e, soprattutto, cercherò di smettere di voler essere perfetto. Darò più importanza ai problemi reali e meno a quelli immaginari. Giocherò di più con i bambini e con me stesso. Smetterò di confrontarmi con il meglio che gli altri sanno fare per vedere il meglio che io posso fare. 50 anni, e non me ne sono accorto. Il tempo è un’altra illusione, nei sogni lo spazio e il tempo sono enormemente dilatati, e chi ci dice che non sia quella la verità? “Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” scrive Shakespeare, e allora preferisco pensare che la dimensione del tempo sia una cosa diversa da quella che ci hanno raccontato, ma questa è un’altra storia. Sono grato alla vita per i 50 lunghi anni in cui mi ha permesso di passarle in mezzo, tra le circonvoluzioni del mio cervello e le esplosioni del mio Eros, le sono grato anche perché, a causa del mio mestiere di medico, non ha mai smesso di ricordarmi che sono un uomo e quindi destinato a morire, ciò mi ha reso più umile di come ero. E allora ho capito che non è sufficiente saper perdonare gli altri, ancor più importante è stato imparare a saper perdonare me stesso. Così ho accettato le mie sconfitte a testa alta, con la grazia di un adulto, non con il dolore di un bambino. Per questo ho cominciato a coltivare il mio giardino interiore senza più pretendere che gli altri mi portino i fiori, ma quando ricevo un dono sincero mi commuovo. Ho scritto queste righe senza menzogne e ipocrisie anche perché credo in quello che cantava Gaber: è “forse una grave imprudenza lasciarli in balia di una falsa coscienza”. 50 anni, e non me ne sono accorto: sarà perché mi sono un po’ distratto?