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CRISI DELLA FAMIGLIA 23/12/05 – METRO

La famiglia è in crisi. Aumentano i divorzi. Crescono gli omicidi tra i famigliari. I dati statistici e la cronaca ci martellano con numeri eloquenti: il mondo occidentale vive, come non mai, la destrutturazione delle famiglie con conseguenze devastanti sui figli, sugli uomini e le donne. Cresce l’insicurezza e la solitudine. Il senso di fallimento pervade i cuori di donne e uomini e l’incertezza sul futuro fa il resto. Ci si domanda cosa fare ma sarebbe meglio chiedersi da dove proviene questa ondata distruttiva. Una risposta, a mio parere, c’è. Negli ultimi 50 anni, con andamento crescente, la costituzione delle famiglie si è basata, il più delle volte, sulla realizzazione di una immagine da mostrare al mondo così da essere riconosciuti e accettati dal contesto sociale. I casi estremi sono rappresentati da matrimoni di convenienza o, quando va bene, da accordi più o meno impliciti di mutuo sostegno materiale. La parola amore esiliata. Dopo il ’68 si sono rotte alcune convenzioni ma se ne sono create altre non meno devastanti: la coppia aperta, la convivenza facile, nessun impegno vincolante e, quindi, nessuna responsabilità da assumersi per la sopravvivenza della coppia-nucleo famigliare. Nel primo caso c’è lo svilimento dei sentimenti e la mortificazione della gioia di un progetto comune, nel secondo c’è una componente infantile in cui si prende senza dare, in cui non si rischia nulla e non ci si impegna ad assumersi nessuna responsabilità. Io la vedo così: non mi interessa se la famiglia è costituita con celebrazione religiosa o civile, anzi non mi importa affatto che sia istituzionalizzata oppure no, sono decisioni individuali che vanno rispettate. Ciò che è fondamentale ritengo sia la scelta, e sottolineo scelta, non bisogno, di costruire un nucleo che sia basato su princìpi che partono dall’interno, non dall’esterno. Quando si decide di vivere insieme ed eventualmente fare figli, si dovrebbe prescindere dal ruolo sociale del/della partner, dal suo effetto vetrina, dalla sua capacità economica. Dovrebbe essere bandito il pensiero di sposarsi per essere riconosciuti dalla società. Gli ultimi fatti durante le commemorazioni dei caduti di Nassyria fanno tristemente riflettere. Quindi non princìpi che provengono dall’esterno bensì da dentro, questi princìpi nascono dall’amore, dal rispetto, dalla stima verso l’altro, dalla fiducia che ciascuno si assumerà la responsabilità nella costruzione di una famiglia e nella capacità di impegnarsi per portarla avanti anche nei momenti difficili. Nella fiducia che nessuno scapperà davanti alla prima difficoltà poiché si è uniti nel rispetto di un patto, ufficiale o no, che va onorato. Nell’antica Roma esistevano due riti di nozze, uno prevedeva il divorzio, l’altro, che si chiamava rito della “confarreatio”, escludeva la possibilità di sciogliere il matrimonio per tutta la vita ed era destinato ai grandi amori. È facile promettere amore per sempre, dichiarare che l’altro è l’uomo o la donna della vita, declamare narcisisticamente la grandezza di un amore, sapendo che in qualsiasi momento possiamo rompere la promessa e dimenticare, in un secondo, tutte le belle parole pronunciate. Il trucco nella vita non è ottenere ciò che vuoi ma volerlo dopo che l’hai ottenuto! Marco Lombardozzi