STUDIO: viale Carso 35 – 00195 Roma - PER APPUNTAMENTI: inviare SMS o Whatsapp al N° 327 8864139 - PER PARLARE CON IL DOTTORE: chiamare dalle 13,00 alle 13,30 il N° 327 8864139 mlombardozzi55@gmail.com

IL SOGNO DI UN POPOLO – METRO

Il corpo umano è formato da tanti organi e apparati che comunicano costantemente tra di loro, 24 ore su 24. Questa è la condizione essenziale perché noi possiamo vivere. La matrice extracellulare è uno degli elementi fondamentali per mezzo della quale gli organi parlano e si raccontano quello che stanno facendo: quanti ormoni producono, quanti enzimi e così via. Senza questa comunicazione il corpo sarebbe un sistema anarchico destinato alla distruzione in poco tempo. Vi sono regole e princìpi che devono essere rispettati da tutte le cellule perché ci sia uno stato di salute. Nello stesso tempo ogni organo deve poter mantenere la sua individualità e la sua specificità. Se il pancreas si mettesse a produrre tiroxina e la tiroide l’insulina, il sistema globale salterebbe e con esso la vita di quel corpo. Partendo da questa verità inconfutabile della natura umana, mi vengono delle riflessioni: i popoli devono dialogare, comunicare e scambiarsi informazioni, ma ogni popolo deve poter mantenere la sua individualità, le sue tradizioni, la propria cultura, in sostanza la sua specifica funzione nell’economia dell’intero pianeta, così come ogni organo deve essere garantito di espletare la sua funzione nell’economia dell’organismo. Quando si vuole negare il diritto di un popolo, qualsiasi esso sia, a mantenere la propria identità e funzione, si corre il rischio di produrre nel mondo quello che si genera nel corpo in circostanze analoghe, cioè una condizione in cui alcune cellule cominciano a degenerare rispetto all’equilibrio dell’intero sistema, producendo il noto flagello che va sotto il nome di cancro. Il microcosmo rispecchia sempre il macrocosmo e viceversa, per cui ciò che si produce fuori si genera anche dentro, così il contrario, oppure come Ermete Trismegisto diceva:” ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per fare il miracolo di una cosa sola”. Così la salute individuale passa per la salute collettiva e penso che il rispetto dell’individualità di un popolo equivalga al rispetto della funzione di un organo. Gli antichi Romani, che vestivano spesso il vestito della saggezza, non distruggevano mai la cultura e la religione dei popoli conquistati, anzi spesso le importavano e ne davano accesso entro le mura di Roma. Si parla tanto di sanità pubblica e allora, se cominciassimo ad educare i giovani sulla base di questi princìpi non faremmo un’opera di prevenzione verso la sanità collettiva e, quindi, verso quella di ogni singolo individuo? A volte la coscienza apre la strada verso la salute, ho detto coscienza che deriva da conoscenza, non ho detto cerebralità o razionalità. Se si conosce se stessi si conoscono meglio le regole che governano la collettività, si conosce ciò che può far bene e ciò che può far male, quello che porta salute e quello che conduce alla malattia. Dobbiamo rispettare i popoli così come si devono rispettare gli organi del nostro corpo, distruggere un popolo non porta beneficio al sistema del pianeta. Mi vengono in mente le parole di Alce nero, un vecchio sciamano Sioux, a proposito del massacro di Wounded knee: ” Quando ripenso a quel giorno, ora che sono vecchio, vedo sempre davanti a me le donne e i bambini morti, li vedo chiaramente come allora, quando i miei occhi erano giovani, e so che lì è morto qualcos’altro, rimasto sepolto sotto la neve. Là è morto il sogno di un Popolo. Era un bel sogno”.