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PARTI CESAREI – METRO

Alcuni parlamentari hanno denunciato l’aumento preoccupante di parti cesarei nelle strutture sanitarie del Lazio, ma sembra che il fenomeno sia presente in gran parte d’Italia. Secondo gli onorevoli che hanno evidenziato la situazione, la Regione Lazio erogherebbe maggiori contributi per i cesarei rispetto ai parti vaginali. L’on Verzaschi, assessore alla sanità della Regione smentisce affermando che l’istituzione regionale incentiva i parti naturali. Non mi pongo all’interno di questo ping pong, però il dato è reale, siamo al 40 per cento di parti chirurgici contro il 20 per cento considerato fisiologico dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Perché accade questo? Probabilmente è vero che dietro il cesareo si muovono interessi economici, inoltre la pratica chirurgica dei giovani ginecologi deve essere favorita. Ci sono anche casi in cui le donne richiedono espressamente la via chirurgica e c’è anche un altro elemento da non sottovalutare: quando facevo pratica presso l’Albert Einstein Hospital, North Bronx di New York, molti anni fa, i colleghi ginecologi mi dicevano che si stavano orientando in modo massiccio verso il cesareo, il motivo era che le cause di risarcimanto danni per trauma da parto, nei parti vaginali, aumentavano vertiginosamente. È chiaro che i medici tendevano a tutelarsi da quegli attacchi massicci, spesso fomentati da avvocati senza scrupoli. In Italia le cause contro i medici sono in forte aumento, ne consegue che anche i ginecologi italiani si stanno adeguando. Insomma il problema esiste e bene hanno fatto quei parlamentari a renderlo noto. Però credo che le cause siano molteplici e in ogni caso ne emerge un dato importante: c’è una diminuzione di fiducia nei confronti delle istituzioni sanitarie e del personale addetto, medici per primi. Questo è molto grave perché il primo elemento per una guarigione è la fiducia del malato verso chi è preposto a curarlo, se viene meno la fiducia diminuisce anche l’efficacia della cura che non è volta solo alla sparizione del sintomo ma al raggiungimento del benessere psicofisico. Molti Ordini dei Medici stanno da tempo sensibilizzando i loro iscritti a migliorare la qualità del rapporto medico-paziente, se ne sentiva il bisogno. È altrettanto vero che il medico deve lavorare in serenità, senza una minaccia continua e talvolta pretestuosa e speculativa di venire denunciato e messo sotto accusa. Il rapporto terapeutico deve intendersi in modo bilaterale, l’alleanza terapeutica avviene a doppio senso. Sono sicuro che i parti cesarei diminuiranno gradualmente, specie dopo le recenti segnalazioni. Personalmente sono favorevole sempre al parto vaginale a meno che non vi siano le condizioni estreme per dover ricorrere al parto chirurgico, ma tale diminuzione che auspichiamo farà da contraltare alla ripresa della fiducia nei confronti della struttura sanitaria e dei medici? Portare la filosofia del consumismo all’interno della salute facendone esclusivamente un mercato mi sembra esecrabile. Se consideriamo che lo scorso anno, nei sette paesi industrializzati, il fatturato delle industrie farmaceutiche è stato di 750 miliardi di dollari, possiamo chiedere che lo 0,5 per cento venga devoluto a sostegno delle strutture sanitarie, garantendo ai medici di lavorare senza pressioni legate ai bilanci e ai pazienti di sentirsi più ascoltati come esseri umani anziché visti come numeri da inserire dentro sterili statistiche che non hanno mai curato nessuno.