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DNA E UNIVERSI PARALLELI 30/03/06METRO

I mantra tibetani, le preghiere di tutte le religioni, le musiche sacre, le parole stesse possono incidere sul DNA umano? Sembrerebbe di si stando alle ricerche di scienziati russi (Garjajev) comunicate dai tedeschi G. Gosar e F. Bludorf nel libro “vernetzte intelligenz”. Gli scienziati russi avrebbero studiato con genetisti e linguisti per dimostrare che il DNA serve da magazzino di informazioni e per la comunicazione, avrebbe un comportamento vibratorio emettitore di frequenze e ricettore, a sua volta, di frequenze. In pratica parole pronunciate con il tono appropriato o suoni specifici potrebbero influenzare le frequenze del DNA, modificando i suoi componenti. Se le ricerche sono attendibili ci troviamo di fronte a una svolta epocale. I miracoli di Gesù e dei grandi guaritori verrebbero confermati e spiegati. Ma non solo. I sovietici avrebbero scoperto che il nostro DNA produce cunicoli magnetizzati, una sorta di microscopici “buchi neri”, equivalenti a quelli che vengono ipotizzati nell’universo come conseguenza del collasso di una stella, e che vengono chiamati “ponti di Einstein-Rosen”. È nota in fisica l’ipotesi che questi “ponti” dovrebbero congiungere due universi paralleli, una sorta di stargate. Metterebbero pertanto in comunicazione dimensioni diverse non sempre visibili, e conoscibili solo attraverso il passaggio attraverso il “ponte”. Se riportiamo questo postulato sul DNA l’ipotesi diventa spettacolare. Con tale premessa il DNA sarebbe capace di attirare frammenti d’informazione da altri “universi” e trasmetterli alla nostra coscienza. Eventi che noi chiamiamo intuizione o preveggenza corrisponderebbero, in tal caso, all’attivazione dei “ponti di Einstein-Rosen” in seno al nostro DNA. E se fosse questo il segreto degli antichi egizi o addirittura degli abitanti della mitica Atlantide di cui parlò per primo Platone? A quelle popolazioni vengono attribuite conoscenze molto superiori alle nostre (per gli egizi è dimostrato). Forse allontanandoci dalla “Natura” fuori e dentro di noi ci siamo allontanati dalla capacità di attivazione dei “ponti di Einstein-Rosen”? Se così fosse avremmo perso la conoscenza di mondi che non vediamo più? G. Conforto, una ricercatrice fisica italiana, sostiene che noi vediamo solo il 5% della realtà perché siamo capaci di usare solo la luce elettromagnetica, e perdiamo la visione del restante 95%. Io non so se queste ricerche sono attendibili al 100%, ma se anche fossero per una minima parte corrispondenti al vero, si aprirebbe una grande speranza. La nostra umanità, travagliata da vuoti spirituali, da carenze d’amore, da perdita del senso della vita, potrebbe riscoprire realtà antiche ma vitali, radici profonde di un mondo che fu, un mondo in cui potremmo credere ancora. Come viaggiatori del tempo, invece di sollazzarci di fronte agli stupidi dilemmi che ci pongono i sempre più frequenti e deprimenti avvenimenti della società dello spettacolo, potremmo ascoltare i suoni della vita e dare vita al nostro mondo. Vi lascio in compagnia di una frase di Einstein, ai cui studi si devono una parte delle ricerche di cui ho parlato: “Il valore di un uomo dipende anzitutto dalla misura in cui i suoi sentimenti, i suoi pensieri, e le sue azioni contribuiscono allo sviluppo dell’esistenza degli altri individui”. Buon viaggio nell’universo parallelo! Marco Lombardozzi