La psicologia giuridica è quella branca della psicologia applicata nell’ambito delle perizie, sia civili che penali, in cui sia richiesta la consulenza di uno psicologo o medico, esperti e formati in questo ambito professionale, che possa aiutare il magistrato ad avere una visione più chiara e tecnicamente adeguata, per valutare eventuali reati, nel caso del penale, oppure l’attribuzione di poteri genitoriali o di valutazioni sulla capacità di intendere o di volere, in ambito civile.
La psicologia giuridica risale addirittura agli inizi del ‘900, con studiosi quali come U. Fiore (1909), S. G. Ferrari, A. Renda (1906) e S. De Sanctis (1913). Ma soltanto nel 1925 con la pubblicazione di Psicologia Giudiziaria di Enrico Altavilla – giurista napoletano, docente di Diritto e Procedura Penale – la psicologia giuridica ebbe una vera sistematizzazione Secondo l’AIPG (Associazione Italiana di Psicologia Giuridica) ci sono diverse forme di psicologia giuridica.
1) la psicologia criminale, che si occupa dello studio della personalità di un individuo in quanto autore di un reato, dei concetti di criminalità e devianza, di devianza minorile, dei modelli di analisi e delle teorie interpretative;
2) la psicologia giudiziaria, che studia la personalità dell’individuo in quanto imputato, nonché le persone che partecipano al processo (giudici, testimoni, avvocati, parti lese). Analizza gli aspetti di responsabilità penale e pericolosità sociale, le strategie e le tattiche in ambito processuale, la vittimologia e la psicologia della testimonianza. Innovativo, a tale proposito, sarebbe lo studio della personalità del giudice, togato o popolare, come d’altronde già avviene in altri sistemi, in cui vengono effettuati accertamenti psicodiagnostici obbligatori per la selezione dei futuri magistrati (Ermentini 1976). Ciò soprattutto in considerazione della permanenza di più individui – giudici togati e non – in lunghe camere di consiglio, in quanto, come è noto, gli artt. 525 e 527 del codice di procedura penale prescrivono che la deliberazione della sentenza deve avvenire senza interruzione e in situazione di assoluta segretezza. Come già da noi sottolineato in un altro lavoro “Indubbiamente si deve ritenere che lunghe permanenze in camera di consiglio o in qualunque altro ambito in cui in gruppo è necessario prendere delle decisioni di elevata responsabilità, possono determinarsi aspetti positivi ed aspetti negativi: fra i primi ci sono, senz’altro, la possibilità di ponderare a fondo e con proficui scambi di idee ed opinioni – se non intervengono negativamente alcune dinamiche di gruppo – i propri convincimenti e le proprie intuizioni, fra i secondi concorrono l’influenzabilità e la suggestionabilità di soggetti più condizionati sia dal punto di vista ambientale sia da quello delle altre persone, nonché la possibilità di prendere decisioni o prese di posizione soltanto per imporre la propria personalità spesso in contrapposizione ad altre figure accentratrici (leader – controleader)” (Abbate, Capri 1988).
3) la psicologia penitenziaria, che esamina i problemi psicologici relativi alla detenzione, attraverso attività di osservazione, sostegno e trattamento del condannato;
4) la psicologia giuridica civile, che valuta, attraverso consulenze tecniche nei casi di separazione e divorzio e nei casi di adozione, le capacità genitoriali in ordine all’affidamento dei figli e all’adozione nazionale e internazionale;
5) la psicologia legale, che coordina le nozioni di psicologia esistenti all’interno del codice per contribuire al miglioramento delle leggi, naturalmente attraverso analisi delle categorie giuridiche a rilevanza psicologica.
In entrambi i casi – nell’età adulta e nell’età evolutiva – ormai può ritenersi dunque acquisita l’integrazione di più metodologie dell’esame psichico, tra le altre quella classica della psichiatria clinica con colloqui liberi e tematici che consente di giungere a deduzioni ottenute con elementi intuitivo-comprensivi, in cui inevitabilmente vengono esaltate le qualità dell’esaminatore, la sua preparazione e la sua esperienza, e quella cosiddetta sperimentale della psicologia clinica attraverso i Test psicologici, che tende a raggiungere risultati e chiavi di lettura obiettivi ed oggettivi, attraverso la standardizzazione e la taratura dei Test stessi, ed i cui dati possono essere utilizzati, valutati e criticati anche da altri esperti (Abbate, Capri, Ferracuti 1990; Capri 1989; Capri, Lanotte 1997; Ferracuti 1959).
dal sito http://www.aipgitalia.org